La differenza tra ristrutturazione, restauro o risanamento conservativo

La linea di confine tra ristrutturazione, restauro o risanamento conservativo è molto labile. Ma ogni lavoro di intervento sugli immobili ha delle differenze sostanziali da considerare, ognuna regolata da una base legislativa.

A seconda dei lavori che si eseguono, infatti, la legge prevede delle indicazioni e delle procedure precise da rispettare, che si distinguono tra di loro in base al fine ultimo dell’intervento stesso. Mentre la ristrutturazione ha lo scopo di cambiare sostanzialmente l’immobile, il restauro non ha invece la finalità di modificare la struttura della casa.

La ristrutturazione edilizia. Il Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia definisce la ristrutturazione come l’insieme degli interventi che mirano a trasformare un edificio, sia nella sua natura che nelle sue caratteristiche essenziali.

Ciò comporta una radicale e integrale trasformazione dei componenti dell’intero edificio, con il mutamento della qualificazione tipologica e degli elementi formali dello stesso. Questo determina l’aumento delle unità immobiliari e la conseguente alterazione dell’impianto tipologico originale, così come di quello distributivo e dei caratteri architettonici.

Infatti, tra la ristrutturazione si considerano anche la demolizione e la ricostruzione di una struttura, ma solo quando i parametri del nuovo edificio restano gli stessi della struttura precedente in termini di volume. Tra gli interventi di ristrutturazione rientrano, quindi:

Demolizione, seguita dalla ricostruzione in maniera conforme di sagoma e volume;

Trasformazione di superfici accessorie, come sottotetti e scantinati, in superfici utili e abitabili;

Ampliamenti contenuti entro il 20% della volumetria esistente;

Cambio della destinazione d’uso, trasformando, ad esempio, un ufficio in una abitazione;

Frazionamento di unità immobiliari;

Modifica dei prospetti dell’edificio.

Restauro o risanamento conservativo. Si definiscono opere di restauro o di risanamento conservativo tutti gli interventi che hanno come fine la conservazione delle funzionalità di una struttura, senza modificarne la configurazione e rispettandone gli elementi preesistenti.

È necessario, al fine di mostrare il rispetto delle norme edilizie in materia di ristrutturazione e restauro, fornire la prova dell’identità dell’edificio prima dell’intervento, cioè nel suo stato di fatto. Possono essere considerati lavori di restauro e risanamento conservativo:

Cambio di destinazione dell’immobile o adeguamento alla nuova destinazione modificando o eliminando elementi accessori impianti;

Adeguamento delle altezze dei solai, nel rispetto delle volumetrie già esistenti;

Apertura di finestre per esigenze di aerazione dei locali.

Differenze tra restauro e risanamento conservativo. Il restauro è un tipo di lavoro di recupero che si applica solo agli edifici dal valore storico-artistico e può essere utilizzato per apportare modifiche importanti alla struttura dell’immobile, pur evitando di alterarne le volumetrie. Di contro, il restauro conservativo è un’attività finalizzata al miglioramento dal punto di vista funzionale, statico e igienico dell’edificio e, quindi, sono ammesse modifiche alla struttura e alla planimetria.

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